assolve associazione pannagh

Il Tribunale Provinciale di Vizcaya assolve Pannagh, l’associazione cannabica dei Paesi Baschi

  • Il Tribunale provinciale di Vizcaya ha assolto l’associazione cannabica spagnola Pannagh dopo più di tre anni di processo e dopo l’udienza definitiva tenutasi nel mese di marzo a Bilbao. Sebbene la sentenza chiarisca ogni dubbio circa il fatto che l’associazione si è sempre comportata correttamente, c’è ancora margine per un ricorso. Per ora, i membri di Pannagh accolgono questa notizia con immensa soddisfazione. 
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“Ho appena letto la sentenza. La notizia circolava già, ma non avevo ancora ricevuto la notifica”, dice Martin Barriuso a Dinafem poco dopo aver scoperto che il Tribunale Provinciale di Vizcaya, a quasi tre anni e mezzo dall’inizio del processo, ha assolto l’associazione Pannagh, un vero e proprio punto di riferimento per il movimento cannabico e associativo in Spagna.

Quest’ultima ha subito un controllo da parte della polizia municipale di Bilbao nel 2011, e cinque dei suoi membri, tra cui lo stesso Martin Barriuso, che ne è il presidente, vennero arrestati, e il locale che la ospitava venne chiuso. Inoltre, il giudice sciolse l’associazione e proibì qualsiasi tipo di attività. Sia il presidente che il tesoriere e la segretaria furono accusati del crimine di traffico di stupefacenti, per il quale la Procura chiedeva quattro anni e mezzo di reclusione; e di quello di far parte di un’associazione a delinquere, per il quale era richiesto un anno e mezzo di reclusione. 

La notizia è stata diffusa dopo che, negli scorsi 10 e 11 marzo, ha avuto luogo l’udienza del processo presso il Tribunale Provinciale, e nonostante il fatto che, come dichiarava allora lo stesso Barriuso a Dinafem, “il caso sarebbe dovuto essere stato archiviato da tempo”. Secondo Barriuso, con questa sentenza il giudice riconosciuto che Pannagh soddisfaceva tutti i requisiti per poter agire come associazione di utenti cannabici. 

“Non è stata confermata l’accusa di traffico, né l’intenzione di promuovere, favorire o facilitare il consumo illegale di stupefacenti, né di diffonderli a terzi. Non c’è alcun crimine contro la salute pubblica, è per questo che ci hanno assolti”, ha aggiunto mentre leggeva parte della sentenza tramite questo blog. 

Puoi continuare a leggere il post in inglese, qui:

07/04/2015

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