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La Ley Mordaza, un chiaro passo indietro nei diritti dei consumatori spagnoli

  • Alcuni conservavano la speranza che la denominata Ley Mordaza (letteralmente “Legge bavaglio”) rappresentasse l’inizio della depenalizzazione dell’autocoltivazione di cannabis in Spagna, ma dal settore escludono che questo accadrà, e ritengono che questa legge rappresenti un chiaro passo indietro nella lotta per i diritti dei consumatori. Ti illustreremo le implicazioni che emergono per l’autocoltivazione e l’attivismo cannabico da questa normativa, che ha generato molti malumori tra i cittadini spagnoli.
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Lo scorso 1° luglio è entrata in vigore la legge spagnola per la sicurezza dei cittadini, Ley de Seguridad Ciudadana (meglio conosciuta come Ley Mordaza), che è stata approvata solamente con i voti del Partido Popular, che vanta la maggioranza assoluta nel Congresso spagnolo. Il testo, pubblicato nel bollettino BOE lo scorso mese di marzo, ha dato vita a pareri contrastanti: mentre da molti settori è stata criticata e considerata uno storico passo indietro, altri sono arrivati a pensare che sarebbe stata la soluzione per i loro problemi.

Il dibattito è nato nel settore cannabico dopo che l’avvocato Enrique Fornes ha illustrato determinati aspetti della legge che potrebbero implicare la depenalizzazione dell’autocoltivazione di marijuana in Spagna. Tra le altre cose, ha fatto riferimento all’articolo 36.18 della legge, che segnala che è da considerare un’infrazione grave il fatto di procedere con atti illeciti di piantagione e coltivazione di o droghe tossiche, sostanze stupefacenti o psicotropiche in luoghi visibili al pubblico, e che potrebbero anche essere considerati reati penali. In base alla spiegazione dell’avvocato, è la prima volta che in una legge si aggiunge un comma relazionato con la coltivazione di marijuana e specificando delle sanzioni solamente per quando si verifica in luoghi pubblici.

Secondo Fornes, poiché la legge fa riferimento in modo esplicito alla coltivazione in luoghi pubblici, quella che ha luogo in siti privati non rappresenterebbe un’infrazione grave perché non è specificata come tale. “In realtà non è così: questa nostra legge continua ad essere molto ambigua”, smorza David Rabé, segretario della Federazione di Associazioni Cannabiche (FAC), nelle dichiarazioni rilasciate a Dinafem.

Aggiunge poi che la legge non indica dettagliatamente, ad esempio, la quantità di piante che si possono tenere nel proprio domicilio, quante piante ogni singola persona può coltivare, qual è la quantità di cannabis che si può immagazzinare legalmente o se si consente la coltivazione collettiva. "Non esiste nessuna legge che specifichi cosa si può coltivare in Spagna" ne che cosa porti a un’infrazione penale. In questo modo, sarà sempre un giudice che, a posteriori, e dopo aver tolto le piante, deciderà "se si trova dinnanzi a un’infrazione penale o no, perché la cosa non è regolamentata", spiega Bernardo Soriano, della S&F Abogados.

Puoi continuare a leggere il post in inglese, qui.

23/07/2015

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