160705083310

Il Tribunale Supremo assolve il club di cannabis María de Gracia (BCN) dopo aver capito che c’è stato un errore di proibizione

  • Il Tribunale Supremo in Spagna ha assolto il presidente e un membro dell’Associazione María de Gracia Club di Barcellona dopo aver osservato un errore di proibizione (convinzione di agire nell’ambito della legalità), derivato da un rapporto della Procura che non si oppose all’iscrizione del club nel Registro delle associazioni, non rilevando indizi di crimine nei suoi statuti. Questa decisione del tribunale supremo rappresenterà un punto di inflessione dopo le sentenze precedenti che avevano portato a pene detentive per altri social club di cannabis? Ti spieghiamo i punti chiave di questa decisione del Tribunale Supremo.
160705083310

La Sezione Quinta del Tribunale di Barcellona aveva già assolto nel maggio del 2015 gli imputati del club di cannabis Maria de Gracia, per i quali veniva richiesta una condanna di sei anni di reclusione per un crimine contro la salute pubblica, per aver in teoria venduto cannabis in modo “indiscriminato” ai suoi 400 soci. Ora la sezione penale del Tribunale Supremo ha confermato questa sentenza emanata dal Tribunale Provinciale e respinge in questo modo il ricorso in cassazione presentato dalla Procura, che richiedeva la condanna dei dirigenti per un crimine legato al traffico di stupefacenti e un altro di associazione illecita.

Nonostante ciò, la sentenza sottolinea di non condividere gli argomenti del Tribunale di Barcellona per l’assoluzione, poiché questo tribunale ha decretato l’assoluzione ritenendo che ci fossero le condizioni per un consumo condiviso non punibile penalmente, mentre il Tribunale Supremo lo fa in virtù dell’esistenza dell’errore di proibizione (convinzione di agire nell’ambito della legalità) poiché la Procura non pose il veto sugli statuti dell’associazione quando furono presentati.

L’associazione María de Gracia ha presentato i propri statuti presso il Registro delle Associazioni della Generalitat de Catalunya e la Direzione Generale del Diritto e dei Soggetti Giuridici ha disposto la sua iscrizione nel Registro il 22 marzo 2012, con il rapporto previo e favorevole della Procura di Barcellona, in data 1° febbraio 2012.

In questo caso il Tribunale Supremo sottolinea che esiste un elemento che fa la differenza rispetto alle altre sentenze riguardanti casi simili, come quella che il 7 settembre 2015 ha sancito la condanna dei responsabili del club d cannabis di Bilbao Ebbers per le stesse cause. Secondo il Tribunale Supremo la nuova sentenza non è contraddittoria rispetto a quella passata, poiché la differenza sta nel fatto che la Direzione Generale del Diritto e dei Soggetti Giuridici della Catalunya, prima di dare il consenso all’iscrizione nel Registro delle Associazioni dell’Associazione María de Gracia, ha richiesto un rapporto della Procura, cosa che non era avvenuta nel caso di Bilbao.

La Procura catalana si è pronunciata sul club catalano il 1° febbraio 2012 in modo inequivocabile, affermando che in base a come erano state redatte le norme degli statuti no era possibile percepire una tendenza a facilitare il consumo illegale di stupefacenti, poiché si realizzava in uno spazio non pubblico, riservato ai soci e ai maggiorenni.

La Sala II ritiene che, in base a quel rapporto della Procura, nel caso del club María de Gracia concorre un errore di proibizione, che esclude la responsabilità penale, visto che i dirigenti pensavano di agire in base al diritto e nel rispetto della legge.

La sentenza spiega che il presidente e l’altro membro di questa associazione, nel vedere il rapporto della procura del 1° febbraio 2012, non avevano alcun bisogno di indagare o di cercare un’altra fonte affidabile di informazione per assicurarsi della legalità della propria associazione. Pertanto, il suddetto rapporto riconosceva esplicitamente la legalità dell’associazione e non era possibile utilizzare un’altra fonte di conoscenza più efficace di quella a cui avevano fatto ricorso.

La sentenza ha, inoltre, argomentato che è evidente che le attività che hanno generato gli interventi della polizia con sequestro di diverse quantità di marijuana nei confronti dei soci che la prendevano da lì, o il sequestro nella stessa sede, “sono attività che rappresentano la ragione di essere dell’associazione rispetto alla quale la Procura nel suo rapporto non ha opposto alcuna resistenza”.

La differenza rispetto al denominato “caso Ebbers” di Bilbao, secondo il Tribunale Supremo, risiede nel fatto che il tribunale ha individuato allora un errore di proibizione che però era vincibile, ovvero, non evitabile, visto che in quel caso gli accusati non fecero nulla per ovviare all’errore e dissipare i dubbi sulla legalità della loro attività. L’esistenza dell’errore, seppure vincibile, comportò una diminuzione delle condanne penali nei confronti dei dirigenti del club Ebbers.

La sentenza ribadisce, pertanto, sul fatto che non esiste contraddizione nei confronti di quanto deciso nel caso Ebbers, poiché esiste un fatto differenziale che giustifica una risoluzione diversa rispetto a quella della sezione giurisdizionale che decise in modo diverso.

Tuttavia, si può fare una constatazione circa il fatto che la lotta nei tribunali dei social club di cannabis dipenderà dall’analisi delle circostanze particolari di ciascun caso, poiché servono più dettagli per conoscere i limiti nell’ambito dei quali un’attività di un club di cannabis potrebbe commettere un crimine. Fino a che non arriverà una regolamentazione completa, sia queste associazioni sia gli utenti che ne fanno parti continueranno ad essere indifesi.

04/07/2016

Commenti dei nostri lettori

Non ci sono commenti ancora. Vuoi essere il primo?

Lascia un commento!

Contatto

x
Contattaci