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Il Parlamento olandese si muove verso la regolamentazione della coltivazione di cannabis

  • Il Parlamento olandese si è pronunciato a favore della regolamentazione della coltivazione legale di cannabis mediante un progetto di legge che ha come obiettivo regolamentare, integralmente, il mercato della marijuana, in maniera tale che solo le persone autorizzate possano coltivare cannabis.
  • In questo modo si vuole obbligare i proprietari dei "coffee shop" (al momento oltre mezzo migliaio) a rifornirsi all'interno di un contesto legale e standardizzato.
  • Nei prossimi giorni si prevede un'approvazione della misura da parte del Senato olandese, di maggioranza progressista e, dopo aver superato questa camera, la sua attuazione passerà alla nuova maggioranza che uscirà dalle urne il 15 marzo.
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La proposta parte dalla deputata Vera Bergkamp che dichiara "basta coltivare cannabis di nascosto, nei seminterrati e nelle soffitte della città, nei capannoni industriali o nelle baracche e stalle di campagna". Bergkamp fa riferimento alla situazione di vuoto giuridico che promuove un mercato nero e un traffico illecito presente nel paese da decenni. Se questo progetto dovesse essere approvato, la marijuana potrà essere piantata con un patentino speciale affinché le autorità possano controllare la superficie occupata, il volume delle colture e il loro trasporto

Secondo fonti ufficiali, durante il 2015, le forze dell'ordine olandesi hanno scoperto 5865 piantagioni illegali in tutti i Paesi Bassi. Il progetto di legge ha anche l'intenzione di depenalizzare il consumo, per ridurre gli indici di delinquenza, mercato nero e narcotraffico. Questa situazione è iniziata nel 1976 con l'assunzione di un nuovo paradigma rimasto sempre tra alti e bassi.

Le autorità olandesi riferiscono alcune cifre. La fatturazione di tutti i "coffee shop" rappresenta per le casse dello Stato un apporto di circa 1 miliardo di euro l'anno. Il dato obiettivo è che la mancata regolarizzazione a livello generale di questo mercato permette il traffico di droga e il mercato nero. Gli oppositori di questa legge, come la Procura Generale dello Stato olandese, hanno criticato la misura considerandola perniciosa per lo sviluppo del suo lavoro e dei suoi interessi. Inoltre, assicurano che sia incompatibile con gli accordi internazionali adottati dall'Olanda in materia di droghe. Una parte della Procura olandese non crede che questa misura rappresenti un elemento di dissuasione contro il traffico di stupefacenti.

Un'analisi sociopolitica del modello legislativo olandese sulla cannabis

Immaginiamoci per un momento un'enoteca. Pensiamo a quelle persone che hanno investito in un'attività che si basa sulla vendita di un prodotto qualificato come legale. Ora immaginiamoci che l'alcol che vendono in modo legale debba essere acquistato sul mercato nero, ricorrendo al contrabbando e incorrendo in un atto criminale. Questa è la situazione della cannabis in Olanda.

Nel corso di questo percorso legislativo cominciato nel 1976, l'Olanda ha passato molte fasi relative alla regolarizzazione della cannabis. In quell'anno entrò in vigore la Legge dell'Oppio, con la quale si faceva una differenziazione tra droghe leggere e pesanti, mentre nel 1980 il governo olandese diede l'autorizzazione alla vendita di cannabis nei "coffee shop". Una situazione che metteva i proprietari di questi negozi in una condizione di irregolarità, vedendosi obbligati a ricorrere al mercato nero per rifornire i propri espositori.

Il processo di regolamentazione olandese è stato quantomeno peculiare. Ha permesso la vendita della cannabis lasciando però i suoi proprietari nell'illegalità, forzandoli a rifornirsi da un mercato illegale. E sono andati anche oltre. Nell'anno 2015, molti titolari pronosticavano la fine del paradiso europeo dell'erba. L'Olanda voleva proibire ai turisti l'acquisto di cannabis all'interno dei suoi "coffee shop". In realtà, la misura era già stata proposta nel 2012, ma le critiche furono così incontenibili che, semplicemente, dovettero essere ritirate. Di fatto, l'intenzione era eliminare certi problemi legati al turismo della cannabis. 

Come era stato predetto da alcuni partiti di sinistra, la misura non solo non riuscì a raggiungere gli obiettivi previsti ma, inoltre, provocarono il rapido incremento degli indici di traffico e di mercato nero che occuparono la domanda del turismo della cannabis che l'Olanda riusciva ad attrarre. Ricordiamo che la misura fu adottata da Ivo Opstelten, membro del conservatore Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia e Ministro della Giustizia olandese in quel periodo. 

La situazione attuale promette un cambiamento, poiché la magistratura olandese ha detto chiaramente che la situazione del mercato della cannabis è un paradosso che spinge i proprietari dei "coffee shop" a realizzare regolarmente azioni illecite. D'altra parte, dato che questi locali possono avere uno stock di soli 500 grammi di cannabis, i proprietari devono continuare a conservare il resto delle scorte illegalmente in qualche altra parte. 

Tutto è più semplice da capire con un elemento analogo. Immaginiamoci per un momento un'enoteca, una discoteca o un pub. Pensiamo a quelle persone che hanno investito in un'attività che si basa sulla vendita di un prodotto qualificato come legale. Ora immaginiamoci che l'alcol che vendono in modo legale debba essere acquistato sul mercato nero, ricorrendo al contrabbando e incorrendo in un atto criminale. 

Inoltre, immaginiamoci che le loro scorte, i prodotti che devono essere venduti, non possano superare una certa quantità, ad esempio, due casse di birra, una bottiglia di whisky, una di rum, una di grappa, due bottiglie di vino e una paio di bottiglie di cognac. Ridicolo no? Pertanto, questa è la situazione della cannabis in Olanda, un mostro legislativo e giuridico che si è perpetuato per anni con i successivi governi conservatori. 

Argomenti del paradigma proibizionista

I detrattori di questo nuovo impulso normativo olandese, abitualmente ricorrono agli argomenti del paradigma proibizionista nato dalla cosiddetta guerra contro le droghe, auspicata dagli Stati Uniti e resa popolare da Nixon. Quando i politici olandesi critici nei confronti della misura alludono agli accordi internazionali in materia di droghe, fanno riferimento alla UNGASS e a tutta la macchina delle Nazioni Unite. Una macchina che sta cadendo a pezzi e che durante l'ultima sessione di aprile 2016 di questa commissione ha visto come vari paesi annunciavano di abbandonare gli accordi adottati. 

L'obiettivo principale del maggiore e più importante organismo a livello mondiale in materia di controllo antidroga è, letteralmente, "un mondo senza droghe" per il 2019. A livello scientifico, tale obiettivo è di per sé insostenibile perché non parte da un criterio consensuale da parte della comunità scientifica. Possiamo fare lo stesso paragone di prima con il vino. Pensiamo per un momento che un organismo mondiale volesse mettere fine a questa bevanda. Non sarebbe un obiettivo raggiungibile e la sua proposta sarebbe spiegabile solamente da un punto di vista politico e non sociale, medico o culturale. 

La riforma è arrivata ma, mentre nei paesi e nelle regioni come Uruguay, Colorado, New Mexico, Repubblica Ceca, Minnesota, Portogallo, Montana, Pennsylvania, New York, Illinois, Arizona o Michigan sono state eliminate le sanzioni e le pene ai consumatori di droghe, in paesi come Spagna, Francia, Grecia, Irlanda o Ungheria, la pena e le sanzioni sono aumentate. Inoltre, in alcune nazioni come Cina, Iran, Oman o Arabia Saudita, le pene vanno dalle punizioni corporali alla pena di morte passando per l'ergastolo. Infatti, quest'ultimo è stato criticato ferocemente dagli oppositori al modello proibizionista, i quali disapprovano il fatto che nell'ultima sessione della UNGASS non siano state condannate tali pratiche repressive che attentano contro i diritti umani.

Conseguenze della nuova riforma olandese

 Il paradigma olandese è da quarant'anni un punto di riferimento a livello mondiale in termini di apertura, progressismo e diritti umani. 

Le conseguenze che questa nuova riforma legislativa porterà con sé, sempre che venga ratificata dal Senato olandese, sono chiare. Finalmente, verrà concluso il processo di regolarizzazione del mercato della cannabis in Olanda dopo quattro decenni di lotta associativa, imprenditoriale, giudiziaria e legislativa. Il paradigma olandese è da quarant'anni un punto di riferimento a livello mondiale in termini di apertura, progressismo e diritti umani. Con questa legge riuscirà a rinnovarsi e ad attuare le misure necessarie per portare a termine i suoi obiettivi principali: normalizzazione e regolarizzazione della cannabis, arricchimento delle casse pubbliche mediante il mercato controllato della cannabis, eliminazione del mercato nero e del traffico di cannabis e difesa dei diritti umani. 

Quest'ultima idea è fondamentale. I consumatori di droghe, nel caso della cannabis, hanno diritto ad utilizzarla in base alle proprie convinzioni personali, culturali e religiose. Che sia in un ambiente privato o in un luogo pubblico, le persone non potranno essere perseguite per il consumo di cannabis né subire un'accusa di comportamento criminale per il semplice possesso. La Procura Generale dello Stato olandese è molto chiara quando fa riferimento a questa nuova legge, riguardo al fatto che le persone che coltivano cannabis non potranno essere considerate come delinquenti. 

Le conseguenze della caduta dei modelli proibizionisti vanno a vantaggio delle società più giuste, democratiche e rispettose dei diritti umani. Parliamo, nel caso dell'Olanda, di una società inclusiva che rispetta l'individuo dal punto di vista sociopolitico e che spinge i suoi cittadini ad assumere un atteggiamento critico. Sembra che, dopo quattro decenni, il senso comune sia stato recepito dai suoi dirigenti politici.

25/02/2017

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