associazione cannabica accusata traffico stup

Un’associazione cannabica dei Paesi Baschi, accusata di traffico di stupefacenti per aver coltivato marijuana per i propri soci

  • Lo scorso 20 settembre è stato avviato un processo al Tribunale provinciale di San Sebastian, nell’ambito del quale il presidente e il tesoriere dell’Associazione Cannabica di Studi Sperimentali di Urola dovranno affrontare una possibile pena di tre anni e mezzo di reclusione da scontare (più la multa) con l’accusa ingiusta di traffico di stupefacenti. Fin dalla sua nascita, questo club spagnolo ha agito nel rispetto dei regolamenti, e il suo caso dimostra, ancora una volta, che la regolamentazione di questo tipo di associazioni è estremamente necessaria. Dalla Dinafem vogliamo dare il nostro supporto a questa associazione in occasione di questo importante appuntamento giudiziario e raccontare la storia del processo.
associazione cannabica accusata traffico stup

L’associazione Urola è nata nel 2010 per fornire cannabis ai propri soci e per realizzare delle attività di informazione, di ambito scientifico e di riduzione dei rischi. Organizzata come un vero e proprio club, l’Associazione cannabica di studi sperimentali di Urola (con sigla spagnola ACEE -AU), di Urretxu, Guipúzcoa, è composta da 176 soci, alcuni con la necessità di assumere cannabis come medicinale, e tutti consumatori di marijuana e maggiorenni.

Questa associazione mette a disposizione dei propri soci la consulenza giuridica e terapeutica necessaria ed è sempre stata sua intenzione proteggerli dal mercato nero, dalle alterazioni, dal consumo compulsivo e dall’abuso. Tuttavia, il prossimo 29 settembre, due dei suoi membri, – il suo presidente, Gregorio Sancho Marchena, e il suo tesoriere, Ramón José Parra – verranno giudicati dal tribunale provinciale di Donostia. Sono accusati di traffico di stupefacenti con danni lievi per la salute, dopo che le forze dell’Ertzaintza sono intervenute presso la coltivazione, sradicando le loro 400 piante di marijuana (circa 12 kg di erba) nel 2013.

La Procura chiede tre anni e mezzo di carcere e 350.000 euro di multa, un richiesta ritenuta “sproporzionata” da Sancho, secondo quanto ha spiegato alla Dinafem. Per ora, e sebbene siano passati diversi anni dalla retata, il presidente ha spiegato che l’associazione è ancora attiva e continuerà a svolgere la sua attività fino a che non verrà dichiarata illegale.

La sua è una storia legata alle casualità. I membri di questa associazione decisero di trasferire la propria coltivazione dal centro di Urretxu ad una zona industriale per adempiere all’obbligo regolamentare che questo tipo di associazioni deve seguire (per non disturbare i vicini con la loro attività).

Puoi continuare a leggere il post in inglese, qui.

12/10/2015

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