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Che conseguenze avrà il ‘brexit’ sui consumatori di cannabis del Regno Unito?

  • Da quando la maggioranza dei cittadini britannici ha deciso di supportare l’uscita dall’Unione Europea, la notizia si è accaparrata tutti i titoli dei giornali. Si è parlato delle conseguenze che avrebbe per le aziende, per il turismo o per tutti gli europei che vivono attualmente nel Regno Unito. Gli effetti, però, hanno una portata ancora maggiore e raggiungono anche i consumatori di  cannabis.   
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L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea preoccupa sia dentro che fuori dai confini britannici. Anche i consumatori di cannabis mostrano una certa inquietudine, visto che il ‘brexit’, come per il resto della popolazione, li vede coinvolti in maniera diretta.

Sebbene l’Unione Europea non detti legge sulle politiche riguardanti la marijuana, è pur vero che si occupa di fomentare gli spiriti affinché siano più tolleranti e non ne penalizzino il consumo. Per questo, una delle prime conseguenze è che, uscendo, i consumatori si vedranno obbligati a rinunciare a un movimento transnazionale per la legalizzazione della cannabis, che si trova già in un punto avanzato. I britannici, invece, dovranno tornare al punto di partenza e iniziare da zero a reclamare i propri diritti.

Tenendo conto del fatto che, ad oggi, nessuno dei partiti politici principali del paese ha mostrato il proprio appoggio nei confronti della legalizzazione della cannabis, il lavoro svolto da attivisti e consumatori per fomentare la depenalizzazione dovrà essere ancora più grande. Probabilmente passerà molto tempo prima che riescano a riunire le forze sufficienti e che le loro richieste raggiungano l’ambito legislativo.

Un’altra delle conseguenze del ‘brexit’ sta nel fatto che il Regno Unito non fa parte dello spazio di Schengen dedicato al libero scambio, ovvero, il trasporto di persone e sostanze si fa molto più complicato. Per questo, la nuova situazione comporta delle conseguenze significative per i consumatori di marijuana, sia medicinale che ricreativa.

In termini di cannabis medicinale, il ‘brexit’ comporta, in primo luogo, che centinaia di pazienti che hanno bisogno della marijuana per trattare le loro malattie smetterebbero di andarci in giro per l’Unione Europea. Nel contesto internazionale, la pianta continua ad essere considerata una sostanza appartenente alla Categoria 1, per cui non può essere trasportata da uno stato all’altro. Di fronte a questo, nell’ambito dell’Unione, i pazienti hanno invece la possibilità di trasportare i propri medicinali.

La cosa riguarda anche il turismo medicinale. Nell’ambito dell’Unione, qualsiasi paziente che non riesca ad ottenere il medicinale nel proprio paese può spostarsi in un altro paese che offra una soluzione al suo problema per poi trasportarlo nel luogo di residenza. Il ‘brexit’ fa sì che ai pazienti britannici venga negato il diritto a recarsi in uno Stato che non penalizzi l’uso della cannabis a scopi terapeutici.

Nel frattempo, anche coloro che fanno uso di marijuana a scopo ricreativo subiranno delle conseguenze a causa di questa uscita, poiché perderanno il diritto a spostarsi in paesi in cui il consumo è maggiormente accettato rispetto al Regno Unito. Inoltre, qualsiasi britannico che voglia superare i confini nazionali ed abbia a suo carico delle condanne per consumo di cannabis ne subirà le conseguenze.

Infine, anche le aziende di cannabis che stanno nascendo nel Regno Unito, così come le banche di semi, soffriranno a causa del ‘brexit’. Tutte dipendono in modo diretto dalle vendite nel resto dei paesi dell’Unione, e molto probabilmente ora inizieranno ad essere tassate in modo diverso, cosa che le renderà delle industrie molto meno competitive.

Anche se ancora non è chiaro il modo in cui il Regno Unito procederà per uscire dall’Unione Europea, ciò che è certo è che la cosa influirà in modo decisivo sulla vita quotidiana sia dei britannici che degli europei. Quindi, i consumatori di cannabis dovranno adattarsi al nuovo contesto e continuare ad avanzare come hanno fatto finora per ottenere il pieno riconoscimento dei propri diritti.

13/07/2016

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