Domande frequenti: differenze tra i cicli vitali delle varietà autofiorenti e femminizzate

  • Sappiamo bene che la coltivazione della cannabis può comportare alcune sfide, in particolare quando si è alle prime armi.
  • Ogni giorno riceviamo decine di domande di coltivatori, principianti ma anche esperti, che ci chiedono consigli sulla coltivazione delle nostre genetiche.
  • Per cercare di fare chiarezza su alcuni concetti, abbiamo creato un video in cui vi mostriamo le differenze tra i cicli vitali delle varietà femminizzate e autofiorenti.
  • Capire le caratteristiche delle diverse genetiche vi aiuterà a conoscere meglio le esigenze di ogni pianta.

Al fine di agevolare il lavoro di tutti voi coltivatori, abbiamo creato questo video nel quale cerchiamo di rispondere a una delle domande di coltivazione che ci rivolgete più frequentemente. Una pillola informativa che vi aiuterà a capire meglio le differenze da prendere in considerazione durante la coltivazione della cannabis.

Nel video, cercheremo di fare chiarezza sulla differenza tra i semi autofiorenti e femminizzati. Non fattevi ingannare dal nome, in entrambi i casi, si tratta di semi di cannabis femminizzati, cioè semi che garantiscono che la pianta che ne deriverà sarà femmina. Ci sono però alcune differenze che vale la pena sottolineare:

Il ciclo vitale, la principale differenza

semi autofiorenti presentano un ciclo vitale molto più corto rispetto ai semi femminizzati. In questo caso, l'intervallo compreso tra la germinazione del seme fino al raccolto si aggira intorno ai due mesi e mezzo.

Le varietà femminizzate funzionano in maniera leggermente diversa. Ecco perché.

In primo luogo, bisogna precisare che il ciclo vitale della pianta di cannabis si divide in due fasi: il periodo di crescita o periodo vegetativo e il periodo di fioritura. La principale differenza tra i semi femminizzati e i semi autofiorenti è che i primi fioriscono solo se si riducono le ore di luce che ricevono. È per questo che la velocità dei semi femminizzati "classici" o "fotodipendenti" si misura in maniera diversa rispetto ai semi autofiorenti.

Con i semi femminizzati, è il coltivatore a controllare, a sua discrezione, il periodo di crescita della pianta, che continuerà a crescere finché riceverà più di 12 ore di luce al giorno. Per indurre la fioritura, invece, bisognerà farle avere 12 ore di luce e altrettante di buio. Per questo motivo, nel caso delle varietà femminizzate, anziché in base al ciclo vitale, che dipende dal coltivatore, la velocità della pianta si calcola in funzione della durata del periodo di fioritura.

Questo fenomeno spiega perché nella coltivazione di semi di cannabis per l'esterno le varietà femminizzate cominciano a fiorire verso la fine dell'estate, quando le giornate si fanno più corte, mentre nelle coltivazioni indoor la fioritura non avviene a meno che il ciclo di illuminazione non venga ridotto da 18 ore di luce e 6 di buio a 12/12. Grazie a questo, è possibile controllare le dimensioni delle piante: per ottenere esemplari più grandi basta infatti allungare il periodo di crescita, una scelta che si rivela particolarmente utile se si utilizzano tecniche quali la coltivazione SCROG, che però sono sconsigliate per le varietà autofiorenti, il cui periodo vegetativo di circa 25 giorni si rivela insufficiente per l'applicazione di questo tipo di metodi. In ogni caso, le autofiorenti continuano a crescere per qualche settimana anche una volta cominciata la fioritura.

Sicuramente ti starai domandando… Allora com'è che funzionano le autofiorenti?

Queste genetiche devono la loro velocità all'eredità Ruderalis, un tipo di cannabis originaria della Siberia che per adattarsi alle durissime condizioni della zona ha sviluppato una rapida velocità di crescita. La caratteristica più saliente di questo tipo di varietà è che entrano in fioritura in maniera automatica, senza bisogno di un cambiamento nelle ore di luce che riceve la pianta.

Queste genetiche presentano inoltre alcuni vantaggi rispetto alle varietà femminizzate "classiche": innanzitutto, grazie alla loro natura fotodipendente, non c'è il problema dell'inquinamento luminoso, e dunque sono idonee per la coltivazione in città, ad esempio, sul balcone, dove non importa se accanto c'è un lampione. Il secondo vantaggio è che, grazie al loro ciclo vitale più breve, il rischio di infestazione da parassiti è minore. Le versioni femminizzate "classiche", a loro volta, premiano la pazienza dei coltivatori con sapori e aromi gourmet, così come con cime che, avendo più tempo per svilupparsi, diventano più dense.

06/11/2019

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